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Career coach: richieste raddoppiate rispetto al 2022

A gennaio 2023, il numero di richieste per il servizio di Career coach pervenute sul nostro portale è aumentato del 100% rispetto allo stesso mese dello scorso anno.

Il Career coaching è cresciuto esponenzialmente soprattutto a partire dallo scoppio della pandemia, un momento in cui le persone hanno rivalutato enormemente l’impiego del proprio tempo e delle proprie energie mentali e hanno cercato una figura professionale che potesse aiutare a individuare nuovi obiettivi di vita, con lo scopo di migliorare l’equilibrio tra vita personale e professionale. 

Ma quali sono le motivazioni specifiche? E cosa chiedono i clienti al Career coach?

Scopriamolo insieme.

Come mai le persone si rivolgono al Career coach?

Le ragioni che spingono la domanda di consulenza sono molto diverse a seconda dell’età e dal momento della carriera ed esperienza lavorativa in cui ci si trova. 

La ricerca evidenzia che nel 2022 il 50% delle richieste sono arrivate dalla fascia d’età 31-45 anni, ovvero chi oggi è tendenzialmente in una fase media o avanzata della propria carriera.

Il 37% delle richieste riguarda la fascia 21-30 anni e si concentra sulla necessità di disegnare o migliorare il proprio percorso di crescita. Se guardiamo al 2021 era questa la categoria da cui proveniva la maggior parte di richieste, il 2022 ha visto quindi crescere i dubbi della fascia d’età più matura, interessata ad avere supporto nell’ottica di un cambio di carriera o per capire come sviluppare ulteriormente le proprie potenzialità e inclinazioni. 

Dai dati raccolti, il 40% di chi ha richiesto questo tipo di consulenza lavora da 6–15 anni; il 16% da oltre 15 anni, e il 29% è nel mondo del lavoro da 1–5 anni

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Quali sono le motivazioni principali per cui si richiede una consulenza?

Dalla fine della pandemia l’identità della persona sul posto di lavoro ha iniziato a predominare rispetto all’identificazione con il lavoro stesso e questo ha portato a ragionare su come riportare un equilibrio tra la vita privata e quella professionale. Secondo un rapporto del Censis, l’87% degli occupati in Italia dichiara di dedicare troppo tempo al lavoro e l’intenzione di ridimensionare il proprio work-life balance. Se prima uno dei fattori chiave che orientava la scelta di uno nuovo lavoro era  il raggiungimento di una situazione economica migliore, ora sono altri i valori sotto la lente d’ingrandimento. 

Nella classifica delle motivazioni che portano a rivolgersi a un Career Coach, al primo posto troviamo la “pianificazione del percorso di carriera futura” con il 57% delle preferenze; subito dopo, il 52%, punta a capire come sfruttare meglio le proprie competenze e il 49% come sviluppare le proprie potenzialità. Il 47% chiede una consulenza per trovare un nuovo lavoro e quindi supporto per un cambio di carriera. 

Questa tendenza è confermata dalla nostra Pro Mara W. Cassardo, Career Counselor, a cui abbiamo fatto alcune domande.

Cosa spinge le persone a cambiare lavoro?

“E’ aumentata la consapevolezza della propria insoddisfazione. C’è bisogno di sentirsi appagati e realizzati anche nel lavoro. La propria professione non è più qualcosa di lontano ed esterno da sé, si cerca maggiore coerenza tra quello che si è e quello che si fa”. 

Quali sono le richieste principali delle diverse fasce d’età?

La differenza d’età è indicativa del tipo di supporto che si richiede, chi ha maggiore esperienza in una professione deve lavorare sulla fatica implicita nel possibile stravolgimento della propria vita lavorativa, mentre per i giovani “la paura è di non riuscire a identificare il percorso giusto, di pentirsi di una scelta affrettata, lavorando sulla prevenzione di errori che potrebbero condizionare il futuro”.

Una volta compreso il percorso di carriera, secondo la nostra Pro, i desiderata lavorativi delle persone oggi si orientano su quattro categorie: costruire un buon work-life balance; trovare corrispondenza tra i valori personali e quelli dell’azienda; avere un adeguato riconoscimento economico, punto su cui Cassardo specifica che “chi ci consulta si focalizza non tanto sulla ricerca di uno stipendio più alto, ma sul concetto di cambiare lavoro o mansione, ma senza retrocedere nel compenso”. Da ultimo, il lavoro da remoto, oggi non più una condizione sine qua non stando alla testimonianza della professionista, ma che comunque è considerata una modalità di lavoro ormai sdoganata, che rientra nella quotidianità occupazionale e che quindi, anche se non al primo posto, non va dimenticata. 


ARTICOLO SCRITTO DA

Lo Staff di ProntoPro

Redazione

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