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Ecco come il verde può migliorare la qualità della nostra vita

Oggi abbiamo intervistato Luca Masotto dottore agronomo e grande esperto in tematiche ambientali, vi invitiamo caldamente a visitare il suo sito su www.lucamasotto.it per maggiori informazioni.

Quest’anno è stato eccezionalmente caldo per il nostro Paese, lei crede che la presenza di maggior verde all’interno dell’area urbana possa essere una soluzione a tale problema?

Certamente e non è solo una mia opinione. Sono ormai numerosi gli studi scientifici e i riscontri sul campo che dimostrano come il verde abbia un ruolo fondamentale per regolare il microclima urbano. Il motivo è semplice: tramite l’evapotraspirazione, le piante devono mantenere una temperatura ottimale dei propri tessuti – molto più bassa rispetto alle temperature estive – e, pertanto, è come se agissero da “climatizzatori” naturali. Viali, parchi, giardini di prossimità e verde privato sono quindi indispensabili per migliorare la qualità della vita delle nostre città, oltre a renderle più belle e accoglienti. L’importante è scegliere un buon materiale vivaistico e procedere a corrette messe a dimora.

Che vantaggi potrebbe avere secondo lei la presenza di terrazze verdi sopra i nostri edifici?

Matteo Masotto
I cosiddetti tetti verdi presentano numerosi e diversificati vantaggi: in primo luogo, agiscono come cappotto termico capace di ridurre gli sbalzi di temperatura sia in inverno sia in estate. Inoltre, al di là di favorire la biodiversità urbana, sono in grado di ridurre notevolmente il ruscellamento conseguente a fenomeni piovosi intensi (strade, abitazioni e sottopassi allagati): di fatto il substrato di coltivazione e le piante stesse agiscono come una spugna capace di assorbire la pioggia e restituirla gradualmente nelle ore successive il temporale.

In cosa consiste la sua attività di divulgazione ambientale?

L’attività di divulgazione è un servizio che offro per trasmettere l’importanza del verde dal punto di vista ecologico, storico e paesaggistico. A seconda dei contesti, gli incontri, organizzati in collaborazione con Parchi e Comuni, possono assumere tagli diversi: dal piccolo seminario alla passeggiata botanica, dalle dimostrazioni di interventi arboricolturali all’interpretazione storico-paesaggistica di spazi aperti pubblici e privati.

Cosa intende per rischio associato alla presenza di alberi e come è possibile ridurlo?

Di solito si è portati a valutare il pericolo di un albero, ossia le caratteristiche biomeccaniche negative che possono portare a crolli e schianti. Tuttavia, non sempre un albero pericoloso comporta un rischio elevato di danni a persone o cose: quest’ultimo, infatti, dipende, per esempio, dalla frequentazione del sito. Per questo, ho affiancato i “tradizionali” protocolli di valutazione della stabilità degli alberi con metodologie innovative in termini di valutazione del rischio. In questo modo, è possibile svolgere un’analisi costi-benefici circa l’effettiva necessità di procedere a interventi arboricolturali quali potature, consolidamenti o abbattimenti in un’ottica di ottimizzazione delle risorse disponibili.

Il cambiamento climatico può influire sull’arboricoltura nazionale?

Il cambiamento climatico è una delle variabili da ponderare con estrema attenzione sia per quanto riguarda la progettazione di un nuovo giardino – prevalentemente per la scelta della specie da mettere a dimora – sia per quanto concerne gli aspetti fisiologici e fitosanitari: soprattutto alcune specie e gli alberi veterani possono soffrire condizioni climatiche estreme. Non sono pochi, poi, i patogeni e i parassiti nuovi che si stanno diffondendo nei nostri areali, aiutati in questo dai movimenti globali di merci e persone.

Ringraziamo per la collaborazione Luca Masotto


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