Abbiamo intervistato il fotografo Paolo Scarano che ci ha raccontato come è iniziato il suo viaggio fotografico e come prosegue nel tempo.
Il mio viaggio “fotografico” è iniziato tardi, nell’estate del 2008, a 36 anni suonati, prima di allora non conoscevo davvero nulla di questo mondo. La nascita della mia prima figlia, Alessandra, ha contribuito fortemente a far nascere e crescere in me questa passione, da subito sono stato attratto dai molteplici aspetti dell’universo umano.
Il ritratto è solo un canale privilegiato con il quale esplorare attraverso un gesto, uno sguardo, un’espressione, ciò che da sempre mi ha attirato della gente: la loro personalità, il carattere, la loro bellezza esteriore ed interiore, fino a coglierne l’unicità del proprio essere. Il mio desiderio più grande è lasciare traccia indelebile della loro esistenza, dell’essere partecipi di questo meraviglioso viaggio che è la vita.
Oltre alla tecnica, che sicuramente è importante, forse una delle doti fondamentali che deve avere un bravo ritrattista è quella di saper creare un buon rapporto con i soggetti, saperli mettere a proprio agio, dapprima scattando con focali lunghe e man mano avvicinandosi al soggetto cercando di coglierne le espressioni più “intime” e spontanee. Amo scattare con la luce naturale, in studio invece amo i lowkey (chiave bassa) su sfondo nero, quest’ultimo elimina tutte le distrazioni possibili, lavorando con una luce sola mi piace mettere in risalto e nascondere parti della scena con i chiaroscuri. Con il passare degli anni ho cercato sempre più di realizzare un ottimo risultato già in fase di scatto, quando si scatta con le persone, ci sono degli attimi in cui, secondo il mio modesto parere, il soggetto è più “vero”, forse lasciando trasparire la sua parte più intima. Negli anni ho imparato che i ritratti più riusciti sono quelli in cui il fotografo riesce ad instaurare con il soggetto un rispetto reciproco, una specie di sintonia invisibile. Da parte mia, scattare dei ritratti ad una persona è come conoscerla fino in fondo, fino ad aprire una finestra su ciò che di più intimo e segreto abbiamo.
Sono diventato professionista da subito, mi sono ritrovato senza lavoro a 36 anni e visto che questa passione cresceva ogni giorno di più, ho pensato che fosse il passo più normale da fare. Da subito ho cominciato a lavorare come matrimonialista, nel 2010, 2013 e 2016 ho fatto 3 viaggi in Africa, il primo in Kenya e gli altri due in Etiopia, durante questi viaggi mi sono innamorato della fotografia di reportage, con un occhio di riguardo ai bambini. Quest’ultimi rimangono sempre i miei soggetti preferiti, forse per la loro spontaneità e naturalezza.
Il lavoro negli ultimi anni non mi permette più di avere tanto tempo a disposizione, ma la passione per i ritratti è talmente forte che appena posso mi dedico ai miei progetti, tra questi “Il male oscuro” sulla violenza contro le donne, “21 grammi”, una serie sull’ipotetico peso che chiunque perderebbe esalando l’ultimo respiro, una sorta di “ultimo” dialogo tra corpo e anima; “L’infanzia negata” sulla solitudine, sulla perdita d’identità e sulla pazzia. La voglia di crescere professionalmente e artisticamente mi sprona sempre a sperimentare, amo la fotografia e continuerò sempre la mia personale ricerca di bellezza dell’universo umano.
Ringraziamo Paolo per l’intervista e vi invitiamo a vedere i suoi lavori e progetti sul sito www.paoloscarano.com