Sergio Venturino ci parla degli stili fotografici e di quanto la post produzione influisca sul risultato finale di una foto.
Ho iniziato a fotografare quando avevo circa dieci anni, con una Kodak Istamatic. Successivamente mi hanno regalato una reflex Nikon, che ho consumato scattando rullini in bianco e nero che sviluppavo e stampavo, in una piccola camera oscura. Il passo successivo è stato naturale: l’iscrizione alla scuola di Arti Fotografiche e Cinematografiche. Dopo il diploma e un’esperienza nei villaggi turistici, ho iniziato la libera professione, realizzando immagini per pubblicità, moda, cataloghi, book ed eventi.
Gli eventi, insieme ai book ed alla ritrattistica, sono i settori che mi appassionano maggiormente ed ha avuto un maggiore impulso con l’arrivo della fotografia digitale.
Anche la fotografia di matrimonio è cambiata molto negli ultimi anni, a me piace realizzarla attraverso un mix di reportage e moda.
Desidero immortalare i momenti più importanti con naturalezza e senza artifici, e realizzare i ritratti degli sposi ricercando attentamente le luci migliori e gli sfondi più belli.
La post produzione ha una parte importante all’interno di un servizio fotografico, ma deve essere utilizzata con moderazione, senza stravolgere la realtà.
Come dico sempre ai miei allievi durante i corsi di Photoshop, la migliore post produzione è quella che non si vede. Ma più importante di ogni fotocamera, obiettivo o software è la passione che ancora ho per questo lavoro, senza la quale non potrei fare questo mestiere.
Ringraziamo Sergio Venturino per aver rilasciato questa intervista su ProntoPro.