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La sfida dell’architetto

Oggi abbiamo intervistato Filippo Raggi, che ci ha raccontato come è mutato il mestiere dell’architetto.

Parlaci un po’ di te, com’è nata la tua attività?

Nel 2008 conseguo la laurea presso la Facoltà di Architettura “Aldo Rossi” , Università degli Studi di Bologna. Dopo varie esperienze professionali una piccola commessa diviene l’occasione per dar vita allo studio Filippo Raggi Architetto. Si opera nell’ambito dell’architettura alle diverse scale di intervento, progettazione architettonica ed urbana, architettura del paesaggio e design di interni. L’attività di ricerca e sperimentazione architettonica è alla base della pratica professionale quotidiana e si svolge anche attraverso la partecipazione a concorsi di progettazione nazionali ed internazionali.

Cosa significa per te essere un architetto?

Essere un architetto oggi significa trovarsi di fronte ad una sfida più che una professione. La creatività, la ricerca e il desiderio che dovrebbero contraddistinguere questo mestiere sembrano ormai svaniti, sostituiti generalmente da problematiche, per lo più di carattere burocratico, che si sovrappongono e si moltiplicano sopprimendo qualsiasi velleità. Nonostante ciò sono fermamente convinto che ogni lavoro debba essere affrontato con tenacia e determinazione nel conquistare risultati di qualità, accrescendo non solo il nostro sapere, ma anche le probabilità di iniziarne di nuovi.

Inoltre bisogna convincersi che fare l’architetto in modo tradizionale, come si poteva immaginare ai tempi dell’Università, è un pensiero ormai superato, gestire uno studio oggi significa organizzare un’azienda, fare l’imprenditore, occuparsi anche di marketing e comunicazione. Purtroppo il solo fatto di essere bravi non garantisce la sopravvivenza. Rispetto al passato è cambiato moltissimo in termini di ruoli, competenze e processi produttivi dell’architettura. L’architetto oggi è una figura alquanto controversa che si muove in territori multidisciplinari senza poterne controllare interamente la complessità. Affrontare determinati progetti architettonici significa occuparsi anche di problemi sociali, economici e relazionali che condizionano inevitabilmente il nostro lavoro. Questo impone senza alcun dubbio una certa flessibilità e dinamismo mentale.

Quali sono le difficoltà maggiori quando si inizia un progetto?

L’inizio di nuovo progetto è sempre un momento particolarmente stimolante, personalmente non parlerei di difficoltà, ma piuttosto di variabili che devono necessariamente essere comprese e messe a sistema per consentire di sviluppare una qualsiasi ipotesi progettuale. Ritengo che si tratti di una fase a modo suo piuttosto complessa ed in questo senso anche “difficoltosa” in quanto si devono considerare e valutare aspetti che, a seconda del tipo e della scala di intervento, per natura possono essere anche molto differenti tra loro. Si pensi per esempio al processo intellettuale e di ricerca necessario alla comprensione del contesto di riferimento inteso come ambiente fisico, culturale e politico. Ogni progetto costituisce una scoperta, le esperienze pregresse si condensano in una nuova sperimentazione dello spazio, sia esso domestico, urbano o territoriale, che spesso rivela scenari inaspettati.

 

 

 

Ringraziamo Filippo Raggi per l’intervista rilasciata, vi rimandiamo al sito per maggiori informazioni:

www.filipporaggi.com


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