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Licata: una città oltre gli abusi

Licata

Sono un architetto e sono di Licata.
Per chiunque faccia l’architetto, senza realizzare grandi opere per grandi committenti, venire a contatto con episodi di abusivismo edilizio è un fatto molto probabile. A volte il committente pecca per il proprio comfort ma spesso i nostri clienti si ritrovano ad aver commesso un abuso edilizio semplicemente per aver valutato con leggerezza delle opere che, seppur modeste, sono puntualmente regolamentate.
Altra storia è il rapporto che si ha con la parola “abusivo” per chi è di Licata.
Da quando la questione abusivi è approdata sui più importanti canali televisivi italiani, l’antico centro di Licata ha dato l’impressione, a chi non è di queste parti, di una città dove l’abusivismo edilizio ha avuto un impatto maggiore rispetto agli altri comuni della Sicilia. Così non è ovviamente.
La città di Licata ha una benedizione che le è arrivata dal cielo, una serie di scenari naturali che dalla primavera all’autunno conducono persone da ogni parte d’Europa a venire qui, cercare una sistemazione e godere del territorio per qualche settimana.
Licata è un posto che da più di duemila anni si presta ad essere plasmato, lavorato e vissuto da esseri umani che col passare dei secoli hanno cambiato lingua, costume, colore.
Come architetto non posso che condannare la pratica del costruire al di là dei regolamenti che è un fatto pericoloso ed in molte occasioni non ha risparmiato quanto di buono ci era stato consegnato dai nostri predecessori. Nella mia città sicuramente l’impatto è stato forte sul paesaggio costiero, e non è più recuperabile poiché quasi totalmente sanato dai condoni edilizi che si sono succeduti.
Tuttavia negli anni a Licata, come nel resto d’Italia, è aumentata la sensibilità, sono migliorate le regole ed i controlli, e tutto questo ha protetto e restituito incolume una cittadella edificata dagli antichi greci proprio sul monte Sant’Angelo (il famoso monte Ecnomo dove si tenne un’aspra battaglia tra romani e cartaginesi) dove esiste ancora un altare, delle abitazioni ancora in piedi fino ad un’altezza di diversi centimetri, più di un metro in alcune parti. Si trova a poche centinaia di metri dal cuore pulsante della città: Piazza del Progresso. E’ un posto in cui si può toccare con le proprie mani, qualcosa che fu edificato da uomini che parlavano un’altra lingua, che adoravano altre divinità e che nonostante siano stati molto diversi da noi sono pur sempre i nostri padri.

Ringraziamo per l’intervento l’architetto Salvatore Lombardo che ha rilasciato al Blog di ProntoPro


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