“Devo dire che nel corso della vita si tende a cambiare ottica”, scusa il gioco di parole, ma nel percorso di un fotografo, spesso i grandi amori iniziali mutano in altra forma e direzione, per lasciare spazio a quello che inizialmente non ci aveva fatto avvicinare propriamente alla fotografia.
Questo perchè attraverso una certa decantazione si tende a cercare qualcosa che alle prime armi non era minimamente percettibile. Le preoccupazioni di qualcuno che inizia una carriera fotografica, quasi totalmente volte alla spasmodica ricerca di “attrarre “ attenzione su di se, spesso concorrono a crearsi un’ immagine sbagliata o inadeguata.
A meno che non si parta da un concetto preciso con indicazioni altrettanto profonde, la tendenza di tutti è quella di “saltellare” da un genere all’altro con la stessa disinvoltura con la quale si provano i profumi…
La fotografia non è soltanto un’ arte o una forma di comunicazione, ma diviene tale una volta padroneggiata la “materia”.
Una disciplina che deve essere affrontata con un certo rigore, al pari di un’ arte figurativa, dove il pennello verrà sostituito dalla luce e dove prima di lasciarsi guidare dall’ispirazione, bisogna fare in modo che le cose vadano “come vogliamo”, non accontentandosi di come escono senza spiegazione o ancor peggio cercando di dare un senso attraverso la manipolazione in post-produzione.
La fotografia, oggi, per me è diventata una cosa più profonda e sto scoprendo un’ essenzialità espressiva che inizialmente non comprendevo.
Sicuramente l’immagine commerciale di un certo tipo è quella che mi attrae, dove la ricerca degli elementi resta la formula vincente per una comunicazione d’effetto.
Che si tratti di still life, moda o arredamento, la sfida è sempre interessante e mai scontata.
La preparazione dipende da molti fattori, ne citerò alcuni, ma si potrebbe scrivere un libro sui “preliminari” dimenticandone altrettanti. Quindi le accortezze non saranno mai esagerate e maggiori informazioni avremo e meglio procederà il nostro lavoro. La differenza sostanziale sta nel fatto che si lavori in studio proprio, in esterni o presso un cliente.
Nel proprio studio sarà tutto a portata di mano, meno dispersivo e con il grande privilegio di gestire il tempo nel migliore dei modi, con grande risparmio. Le cose iniziano a complicarsi sotto il profilo logistico, quando, per esigenze compositive, si debbano effettuare le riprese in location. Se si tratta di un lavoro creativo personale, legato ad una propria ricerca oppure si debba integrare un prodotto specifico in un contesto stabilito con la committenza.
In questo caso il lavoro inizia cercando di comprendere a fondo le reali esigenze del cliente, dei punti di forza del prodotto e del tipo di comunicazione che si andrà a stemperare. Spesso nelle campagne di un certo livello questo compito viene assolto dall’art director, che media con il cliente tutto questo, lasciando il compito al fotografo di portare su pellicola l’idea finale.
Il mio consiglio resta comunque di seguire direttamente tutte le fasi di sviluppo del progetto, quando possibile, presenziando agli appuntamenti con il cliente.
Poi viene la parte logistica del “dove” , “come” portare e “mettere” in condizione di funzionare, tutte le attrezzature che necessiteranno nel corso delle riprese. In esterni le cose si complicheranno sempre di più rispetto all’idea che vi eravate fatti a causa di quell’unico inconveniente a cui non avevamo pensato…E allora prima di saltare in macchina, magari per coprire una lunga distanza (ancor peggio se in aereo), dovremo aver assolto ad una vera e propria lista che andrà rigorosamente controllata nel suo ordine più volte.
Punti luce, sistemi di alimentazione (di rete o portatili), cavalletti e stativi, corpi macchina e obbiettivi, dispositivi di scatto a distanza, batterie, schede di memoria, pannelli riflettenti, computer portatili, ecc…
Bisognerà sapere quanto dovremo scattare in ogni giornata e quanto tempo avremo a disposizione, conoscere il meteo e stabilire cosa fare in caso di condizioni avverse. La responsabilità di tutto ricadrà su di voi e la differenza tra un vero professionista e un amatore sta proprio nel fatto di come avrà pianificato ogni cosa, facendo guadagnare successo alla produzione e accontentando la richiesta del cliente. Una parte molto importante sarà la selezione e il grado di preparazione del vostro/vostri assistenti, che potrebbero in alcune condizioni, alleviarvi il lavoro, permettendovi di restare concentrati sull’obiettivo.
Forse la sfida più grande…quella che si ha con se stessi…
La curiosità di mettersi in discussione su una materia, la comunicazione in rapida evoluzione.
Il fatto di saper guidare un autovettura non da diritto a priori di credersi capaci di farlo in qualsiasi condizione o fondo. Il mondo sta cambiando molto rapidamente e le tendenze si susseguono in modo vorticoso. Penso che per i fotografi della mia generazione (quelli che arrivano dal banco ottico) sarà una sfida interessante, non fosse altro per il contributo e lo scambio che saremo riusciti ad avere con le nuove generazioni emergenti.
La grande soddisfazione di vedere alcuni miei allievi in grado di sviluppare carattere e concetti individuali, con la possibilità che un giorno contribuiscano all’immagine globale.