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Psicologo: formazione e metodo di lavoro

Ansia, stress e depressione sono solo alcuni dei disturbi psicologici che colpiscono milioni di persone in tutto il mondo.

Per aiutare questi individui, fortunatamente esistono delle figure specializzate: gli psicologi e gli psicoterapeuti. Quest’ultimi possono scegliere all’interno del loro settore diverse specializzazioni e a parlarcene è Mattia Palleva, psicologo e psicoterapeuta che attualmente opera a Trieste e Pordenone.

Formazione e specializzazione

Psicologo, formazione e metodo di lavoro

Dopo la laurea, Mattia si specializza in psicoterapia della Gestalt, un modello di lavoro che affonda le sue radici nella filosofia fenomenologico esistenziale.

Ha avuto modo di iniziare le sue prime esperienze nella psicoterapia presso i centri di salute mentale di Trieste. Adesso lavora da solo in ambito privato, anche se collabora con alcune colleghe nella conduzione di psicoterapie di coppia.

Principalmente Mattia è specializzato nei disturbi d’ansia e nella gestione degli attacchi di panico, anche se ogni giorno lavora con le problematiche più svariate come disturbi i dell’umore, depressione e più in generale tutti gli aspetti psicologici legati al miglioramento della propria vita e alla crescita personale: gestione ed elaborazione di lutti, difficoltà relazionali e di coppia, gestione delle emozioni

Mattia è sempre stato interessato ai funzionamenti della mente: “Mi sono avvicinato alla psicologia fin da ragazzo studiando i meccanismi psicologici legati all’illusionismo e all’inganno – racconta – da lì, con la laurea prima e la specializzazione poi, ho conosciuto il mondo delle emozioni, avendo anche la possibilità durante la mia formazione di vedere da vicino il lavoro dei più grandi psicoterapeuti nazionali ed internazionali”.

Un lavoro gratificante

Ciò che lo affascina tuttora della sua professione è la possibilità di sviluppare una relazione vera e profonda con le persone, relazione che diventa strumento stesso di crescita e guarigione.

La psicoterapia è un lavoro che lo porta ad usare la creatività per concedere al paziente la possibilità di trovare nuovi modi di agire e di pensare, e soprattutto nuove soluzioni a problemi che prima sembravano irrisolvibili.

Mattia crede che questo sia estremamente stimolante e gratificante. Inoltre, questo lavoro gli dà la possibilità di imparare moltissimo dalle persone dalle loro storie e dalle loro vite: “La psicoterapia è un confronto tra esseri umani, fatti di nevrosi, debolezze ed idiosincrasie, e da questo confronto si può imparare tantissimo dall’altro, sia come psicoterapeuta che come uomo” dice.

Accettazione del disturbo

Il primissimo consiglio che dà e che talvolta può risultare paradossale e contro intuitivo è quello di non combattere i propri disturbi. Spesso le persone si accaniscono contro il problema, oppure mettono in atto strategie di evitamento.

Questo non funziona. Secondo Mattia, la vera chiave per iniziare la strada verso la guarigione è l’accettazione del disturbo. Ma l’accettazione non è uno stato passivo, bensì un nuovo atteggiamento.

Gli attacchi di panico sono un disturbo abbastanza difficile da comprendere senza averli vissuti in prima persona. “Voler fermare un simile parossismo mentale, fisico ed emozionale è come voler fermare le onde del mare – spiega Mattia – accettare significa invece “cavalcare quell’onda fino ad arrivare sani e salvi alla riva“.

Accogliere il disturbo è il primo passo verso la comprensione del disturbo stesso, e la comprensione è la chiave che può portare al nucleo del problema e alla sua risoluzione. Inoltre, è fondamentale che la persona trovi strategie che la riportino nel momento presente, il cosiddetto qui ed ora.

Non è un compito semplice, soprattutto durante una crisi, ma è una delle vie verso la guarigione. Mattia cita poi Lao Tzu infatti “Se sei depresso, stai vivendo nel passato. Se sei ansioso, stai vivendo nel futuro. Se sei in pace, stai vivendo nel presente.”

La psicoterapia è in grado di dare alla persona gli strumenti per vivere nel presente e per gestire il loop di pensieri e sensazioni che scatenano l’ansia anticipatoria, in modo da consentire al paziente di avere una vera e propria “cassetta di emergenza” per le fasi iniziali.

Successivamente si cerca di andare alle origini del disturbo, con un lavoro mirato che cambia e viene calibrato in base alla persona, alle sue risorse e alla sua storia di vita.

Gestione degli attacchi di panico

Chiediamo poi a Mattia quale consiglio darebbe a chi soffre di attacchi di panico, ma è contrario ad assumere psicofarmaci.  Ci risponde che c’è ancora diversa confusione intorno al mondo della psicologia.

Dall’idea che lo psicologo sia “il dottore dei matti” alla convinzione che sia possibile risolvere alcuni problemi anche semplicemente parlandone con un amico o con il partner perché in fondo “siamo tutti un po’ psicologi”.

È innegabile quindi che ci sia ancora un certo stigma, ma molti segnali vanno invece verso una direzione più positiva. La maggior parte dei suoi pazienti prima di rivolgersi a lui provato comunque per diverso tempo e con diversi modi ad “auto curarsi”, senza riuscire a migliorare la propria condizione.

Il confronto con un professionista può invece dare dei benefici sia sul breve che sul lungo termine. Molte persone credono che chiedere aiuto ad uno specialista sia una sorta di ammissione di debolezza, una sconfitta. 

Mattia crede invece che sia proprio il contrario: un atto di coraggio, che permette di mettersi in discussione per capire i propri disagi e dimostrare, in primo luogo a sé stessi, di voler stare meglio.

Oltre ad un ampio riscontro in letteratura, la sua esperienza quotidiana conferma il fatto che chi intraprende un percorso di terapia trova un giovamento, un miglioramento della qualità della propria vita ed un migliore rapporto con sé stessi e nelle proprie relazioni.

La riuscita di questo processo è data in primo luogo dalla qualità della relazione che si instaura tra paziente e terapeuta: l’alleanza terapeutica fondata sull’assenza di giudizio, sull’empatia e sul rispetto della persona offre un contesto prezioso in cui poter elaborare il proprio malessere e iniziare una vita vissuta pienamente.

I diversi modi di interpretare la vita 

Mattia non crede ci siano casi più o meno difficili. La difficoltà è data piuttosto dalle risorse e dal livello di consapevolezza della persona. Ognuno di noi ha un diverso modo di passare attraverso i momenti e le esperienze dolorose della vita.

Non si tratta in questo caso di essere forti o deboli, ma piuttosto di come leggiamo certi aspetti della nostra esistenza. In un recente caso di abuso, la paziente che ha seguito in terapia ha subito violenza fin da bambina, quindi per la maggior parte della sua vita.

La violenza è stata il suo contesto, la sua unica realtà. Per lei infatti non c’era altro. Ai suoi occhi era diventato giusto così, perché lei in qualche modo era sbagliata e meritava di subire dal padre prima e dai partner poi.

Pur essendo lei la vittima si sentiva addirittura in colpa nei confronti di questi uomini. Questo era il suo modo di leggere la realtà. Quando simili credenze erronee sono così incistate nella mente delle persone il processo di guarigione diventa più lento e difficile.

È come se la persona dicesse a sé stessa “Non posso guarire quelle ferite, perché me le sono meritate. Non posso avere una vita felice perché non valgo nulla.”

Ci vuole estrema delicatezza da parte del terapeuta per entrare in queste realtà, unita ad un altrettanto forte interesse nel rispettare i tempi della persona. 

La consapevolezza di sé si crea nel tempo, costruendo nuove e buone risorse. Ci sono persone poi che rifiutano alcuni aspetti di sé, giudicano il proprio sentire in modo così severo da creare un profondo conflitto intero.

Sono le persone che vivono in una guerra continua con il mondo esterno che dice loro “come dovrebbero essere” e con il mondo interno che invece “non è abbastanza”.

Anche in questi casi, all’inizio ci si scontra con una realtà che sembra immutabile, rigida e chiusa, che può essere creata dalla famiglia, dalla cultura, dalla società o in certi casi dalla religione. Anche qui si tratta di attuare un cambio di prospettiva per far sì che quel giudice interno non abbia più una presa così forte e distruttiva sulla vita della persona.

Strumenti e tecniche utilizzate

Essendo Mattia un terapeuta Gestalt, egli fa uso di tutti gli strumenti dati dalla sua formazione, come la sedia calda o il continuum di consapevolezza. Tuttavia, in questi anni sta sviluppando un approccio sempre più integrato, adottando tecniche più di stampo cognitivo derivate dall’ACT (Acceptance and Commitment Therapy).

Unitamente a queste tecniche sta implementando nelle sue sedute pratiche di derivazione orientale legate alla tradizione Zen e alla tradizione Buddista. Tecniche molto efficaci le ha scoperto poi grazie ad autori come Jon Kabat-Zinn, Tara Brach e Sam Harris con tutti i loro lavori di mindfulness.

Infine, va molto spesso a recuperare gli scritti dei grandi filosofi stoici come Seneca, Epitteto e Marco Aurelio, che nella loro straordinaria modernità considera come i veri primi psicologi della storia.


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