Nato sulle rive del Ticino nello stesso paesello sul confine tra Piemonte e Lombardia che ha dato i natali ad Angelo Branduardi, Carlo Milani (1977) ha tradotto gli studi e l’amore per l’antichità classica per ciò che suona “www”. Nel 2002 ha fondato una agenzia di comunicazione con la quale ha vinto anche premi nazionali.
Nel 2012 con la pittrice Alessandra Parravicini e la scrittrice Eleonora Bellini ha fondato l’Associazione culturale Mimesis: un progetto che mira a riunire artisti di diverse discipline e farli cimentare intorno a un tema comune per creare eventi e rappresentazioni dialogiche.
Sempre nel 2012 ha pubblicato il suo primo romanzo fantasy in formato digitale. Nel maggio 2015 il primo capitolo di una trilogia sia in formato e-book che cartaceo. Il suo sogno è quello di fondare un giorno una scuola per giovani creativi che hanno avuto poca fortuna dalla vita.
Come fotografo ha partecipato a due edizioni del Photofestival di Milano, sotto la guida critica di Roberto Mutti, e a due edizioni del MIA Photo Fair, la principale kermesse fotografica in Italia. Da lì ha esposto a Paratissima Milano e poi in Francia, nell'ambito del Paris Photo Off e soprattutto al Voies Off Festival di Arles. La sua esposizione più importante è certamente nel 2017 al Museo Nazionale del Cinema e della Fotografia (la Mole Antonelliana) di Torino, in occasione di una mostra dedicata al Pittorialismo italiano in fotografia.
Da un punto di vista lavorativo, la produzione di fotografie fine art - ovvero destinate alla vendita in edizione limitata - è per il momento svolta in modo diretto, senza collaboratori, in quanto dall'ideazione del progetto alla post produzione, la tipologia di opere e la tecnica sono intrinsecamente legate al gusto estetico dell'autore.
D'altra parte, con il crescere degli impegni professionali e la conseguente riduzione del tempo disponibile, sarebbe auspicabile la collaborazione con photo editor con una comune sensibilità artistica. Il lavoro sulle sue foto richiede molte ore, fatte di prove, revisioni, correzioni e ripensamenti - non nascondendo di essere eternamente insoddisfatto in una costante ricerca del particolare unico.
Per quanto riguarda invece la produzione di foto destinate a corredo della comunicazione aziendale (per siti, social media o corporate storytelling) naturalmente si tratta di un lavoro di team in cui la coralità di esperienze e visioni è sempre un arricchimento.
Come in tutti i lavori che afferiscono al digital, l'offerta e il know-how oggi sono ampiamente distribuiti con una conseguente contrazione dei prezzi e delle opportunità. Il focus si sposta sulla capacità del cliente di discernere la produzione di qualità e di affidarsi all'esperienza piuttosto che lasciarsi tentare da politiche di prezzo aggressive.
Ma questo avviene per tutte le professioni, del resto. Pensiamo ai mesi scorsi a quante occasioni formative sono sorte online durante il lockdown. Se il mantra diventa sempre quello di "catturare il cliente", al di là della retorica, non può esserci reale, verticale, personalizzazione.
Cresciuto in una casa piena di libri di mitologia e arte, pensa che il dialogo tra antico e contemporaneo è inscritto nella sua biografia: è passato dagli studi classici alla comunicazione web, senza mai togliere la macchina fotografia dal collo.
Convinto che la conoscenza di linguaggi sia condizione necessaria per la creatività: esiste più di un filo che unisce la lingua di Omero alla narrazione fotografica fino ai codici di programmazione di un'applicazione.
La passione per la fotografia corre di pari passo a quella del leggere e dello scrivere brevi storie fin dall'infanzia. Raccontare, descrivere, rappresentare. All'inizio la polaroid, poi l'analogico, oggi è tutto digitale. È un appassionato di tecnologie, perché - figli di artigiani - sa che la qualità del lavoro non può prescindere dalla profonda conoscenza degli strumenti del mestiere.
Vanno distinte inoltre tre attività:
1. Lavoro su commissione per destinazione professionale;
2. Fotografia fine art destinata all'esposizione e alla vendita;
3. Formazione e divulgazione.
Rispetto al primo punto le attività preferite sono legate alla produzione di materiale destinato a una narrazione coerente che descriva un'azienda, un luogo, un'attività professionale (non facendo né shooting di moda né matrimoni).
Per le restanti attività, è noto che il mercato oggi è sempre più competitivo e che si ha difficoltà ad emergere. Se la formazione resta una passione trasversale a diverse discipline (nasce dal piacere di trasferire e condividere conoscenze), il mercato delle opere a edizione limitata forse necessitava già di un riposizionamento, già prima della crisi portata dal Covid alla limitazione delle manifestazioni pubbliche.
In quanto si pone tra due estremi rappresentati dal circuito chiuso delle gallerie, e quello online di massa traboccante di contest e piattaforme senza vocazione artistica o senza offrire davvero il lancio di autori emergenti.
Quanti giorni può durare un corso di fotografia analogica?
Se si parte da "zero", è bene comprendere le tempistiche per un buon corso di fotografia analogica. Che si tratti di una fotocamera analogica a 35mm o uno smartphone, occorre avere due basi solide. Il primo requisito è la conoscenza del mezzo che hai in mano: su questo oggi non si può transigere, in quanto basta leggersi bene il manuale di istruzioni.Poi il secondo requisito che fa accrescere la consapevolezza è un corso base di fotografia con i fondamentali. Anche nel caso in cui si utilizzi uno smartphone, i principi di composizione non cambiano.
E Carlo consiglia sempre, anche se in digitale molti cercano l'automatismo, è opportuno sapere quali sono le regole tecniche che valevano per un Robert Capa 80 anni fa.
L'importante è la consapevolezza, sia quando si infrangono le regole, sia quando si sceglie per comodità l'automatismo. Altrimenti non stiamo parlando di fotografia autoriale.
Tornando al punto di partenza, un corso base di fotografia serio per principianti secondo Carlo non crede possa essere inferiore a 35-40 ore, ovviamente escludendo la post produzione.
Dopo un corso di fotografia professionale, si potrebbe già iniziare a lavorare?
Dopo un corso di fotografia base occorre fare tanta pratica per mettersi alla prova rispetto a compiti via via sempre più difficili. Si consiglia di scegliere un corso specialistico rispetto al "genere" fotografico o agli ambiti che si intendono coltivare in modo professionale.Quindi se la strada è quella del ritratto, oltre ad un corso sulla ritrattistica è indispensabile un approfondimento serio sull'uso delle luci in studio e in esterna, per scattare in luce controllata e non.
Anche per chi vuole fare paesaggi in modo amatoriale, per dire, occorre conoscere e sperimentare sul campo l'utilizzo dei filtri. Magari li utilizzerà raramente, ma deve sapere come e quando usarli, perché potrebbe proporsi un'esperienza in cui si rendano necessari.
A chi è indicato un corso di fotografia mirrorless?
Carlo scatta con mirrorless da quando sono uscite sul mercato: nel 2012 scrisse un articolo che diede anche molto fastidio ai cultori della reflex, perché diceva che la strada era tracciata. È servito qualche anno in più ma oggi è lo standard tranne che per alcuni casi specialistici.Per chi viene dal mondo reflex bastano poche ore, alcune delle quali dedicate a una panoramica tecnologica delle soluzioni odierne. Per chi comincia invece, fondamentali anzitutto.
Perché oggi chi inizia ha la fortuna di avere un'offerta tecnologica di primissima qualità a costi molto più contenuti rispetto anche solo a 10 anni fa. Questo consente di investire più tempo e risorse nella conoscenza, nei viaggi, e nella ricerca di un proprio linguaggio fotografico.