Dott.ssa Cristina De Nardo Psicologa

Psicoterapeuta · registrato 4 anno/i fa
Roma Roma
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Mi sono laureata in Psicologia Clinica e di Comunità e ho svolto il tirocinio professionalizzante nell'ambito delle tossicodipendenze e della violenza di genere. Successivamente ho continuato la mia formazione conseguendo il Master di II livello in Scienze Criminologico-Forensi all'Università La Sapienza di Roma con tesi dal titolo: "Transessualità: Identità, diritti e carcere". Mi sono dedicata molto al sociale facendo esperienza in diversi contesti e svolgendo il Servizio Civile Volontario in una casa famiglia per minori non accompagnati italiani e stranieri, minori a rischio di devianza o con problematiche antisociali. Ho svolto, inoltre, attività di volontariato presso uno sportello di ascolto al Consultorio Familiare di Santa Maria della Pietà, in collaborazione con l'Associazione Libellula, per consulenza, orientamento socio-sanitario e supporto alle persone che vivono un disagio psicologico e sociale legato alla propria identità di genere. Coinvolta dalla mia passione per il mondo animale ho partecipato ad un corso sugli Interventi Assistiti dagli Animali conseguendo il titolo di Operatore di Pet Therapy. Attualmente collaboro nell'ambito del Servizio Roxanne, in convenzione con il Dipartimento Politiche Sociali Sussidiarietà e Salute di Roma Capitale, in un servizio di accoglienza in favore di donne vittime di tratta che necessitano di strutture sicure e protette. Sono specializzanda in Psicoterapia della Gestalt. Svolgo la libera professione e organizzo corsi di Training Autogeno e Tecniche di Rilassamento. Ricevo in zona Appia Nuova e mi dedico al sostegno, orientamento e terapia individuale, per coppie, gruppi o famiglia.

Colloquio

Cosa ti differenzia dai tuoi diretti concorrenti?

La curiosità e l’attenzione al mondo dell’altro sono indispensabili. Le domande che pongo ai miei pazienti hanno proprio lo scopo di comprendere il significato intimo ed individuale che il soggetto attribuisce alla propria esperienza, alle emozioni e ai sintomi che presenta, senza giudizio o discorsi relativi alla moralità. Cerco sempre di trasmettere la mia curiosità, mettendo a proprio agio la persona che chiede aiuto.

Cosa ti piace del tuo lavoro?

Entrare in contatto con le persone, entrare nel loro mondo ed intraprendere un percorso che, seppur faticoso, viene fatto insieme, in una relazione terapeutica di fiducia e alleanza.

Quali domande ti fanno di solito i clienti e come rispondi?

Qual è il suo approccio terapeutico? Il mio approccio è gestaltico. Il modello terapeutico della Gestalt Therapy mira alla crescita del soggetto e alla sua competenza relazionale. È, infatti, un interesse dichiarato della Gestalt Therapy (GT) analizzare la struttura della crescita nel soggetto attraverso le sue possibilità di successo e fallimento. Crescere non significa prendere nel proprio mondo nuove informazioni ma costruire, attraverso un processo di confronto critico, una nuova integrazione tra Soggetto e Ambiente. Ecco perché la crescita avviene attraverso i contatti con l'ambiente. Ogni contatto con la novità / differenza (da parte dell'altro) implica una fase di conflitto in cui l'equilibrio esistente entra in una crisi (conflitto tra "vecchio" e "nuovo", tra organismo e ambiente) e una fase costruttiva, in cui si arriva a un nuova sintesi. Se questo problema viene interrotto o evitato presto non si verifica il contatto con la "novità" che una persona blocca o riduce la sua crescita. Così, nella GT la psicopatologia viene letta come un blocco di crescita. In questa prospettiva l'aggressività diventa la forza necessaria per autorealizzarsi mettendoci in relazione in modo educativo con l'Ambiente. Già negli anni '40, la GT si rivolge alla "costruzione reciproca di un significato" all'interno della relazione psicoterapeuta-paziente.

Hai qualche informazione particolare che vuoi condividere sul tuo lavoro?

La qualità che caratterizza la relazione nel modello teorico e clinico della Gestalt Therapy è la presenza. Lo psicoterapeuta, anche supportato da linee guida diagnostiche, è focalizzato sulla relazione, che è co-costruita tra la sua presenza e quella del paziente. Il blocco relazionale che si verifica nel qui-e-ora è un luogo di cura.

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