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Fondazione / Data di inizio

2007
Mi chiamo Pasquale Panzarino e sono nato a Bari il 9 luglio 1972. Ho scoperto le delizie (e le sofferenze) del remo all'età di 14 anni, guidato dal maestro Bepi Altamura e nel corso della mia carriera non ho mai cambiato società, che è rimasta sempre il Cus Bari. Tuttavia, malgrado i successi e le vittorie ottenute, nel corso della mia carriera ho spesso pensato al ritiro. E, pur continuando ad allenarmi, ho iniziato a lavorare come agente di commercio. Nel 1997, però, decido di puntare tutto sul canottaggio, e grazie all'intervento del presidente del sodalizio universitario Lojacono, che mi concede una borsa di studio, posso dedicarmi anima e corpo agli allenamenti. I miei sforzi vengono premiati e nel 2000 partecipo ai giochi Olimpici di Sydney, la più grande ambizione di ogni sportivo. Ho sempre sognato di poter partecipare un giorno alle Olimpiadi. Credo sia l'aspirazione di tutti gli atleti. Ma come tutti i sogni, prima o poi arriva anche il momento del risveglio. Così nel 2002, quando mi sono ritirato dall'attività agonistica, mi sono reso conto che un atleta di canottaggio, soprattutto se non appartiene a un gruppo sportivo militare, ha davvero poche opportunità di inserirsi nel mondo del lavoro dopo aver smesso di remare. Nel senso che o si mette a fare l'allenatore di canottaggio oppure è fregato. Tuttavia, essendoci una grande sproporzione in Italia tra il numero di società remiere e quello delle “semplici” palestre, dieci volte più numerose, ho capito che il canottaggio avrebbe potuto svilupparsi ulteriormente anche all'interno dei centri fitness. Così, dopo aver conseguito il diploma da allenatore di secondo livello, ho cominciato a propormi come istruttore, illustrando la mia idea di multilateralità da applicare all'allenamento. Ovvero il principio secondo il quale le attività fisiche non devono limitarsi ai caratteri presenti in un solo specifico sport, ma allo scopo di migliorare la motricità generale, devono utilizzare gesti ed azioni di altre discipline sportive. Ed è questa l'intuizione che mi ha spinto a uscire dalla mia “nicchia”: raggiungere quanta più gente possibile con un'attività che esula dal solo canottaggio praticato in barca e che, per chi smette di vogare, crea un'opportunità esponenziale per potersi inserire all'interno del mondo del lavoro. Così ho ideato e sviluppato una disciplina che ho battezzato come FitRow. Si tratta di una nuova forma di movimento, studiata appositamente per chi ha bisogno di una disciplina di fitness ad alto dispendio energetico che, attraverso un elevato lavoro muscolare e di resistenza, sia utile per allentare stress, nervosismi e tensioni lavorative. La potremmo definire una disciplina “high intensity”, poiché sposta su un livello decisamente alto e intenso il livello di prestazioni fisiche, doti di resistenza, ma anche di dispendio di energie e possibilità di accelerare il proprio ritmo metabolico. Il FitRow punta sul potenziamento della propria massa muscolare e sulla possibilità di rendere atletico e modellato il proprio corpo, in poco tempo e con risultati di visibilità immediata. La durata di un allenamento, circa 40 minuti, è breve, ma di un’intensità e un lavoro assai elevato. Durante l’allenamento si affrontano percorsi diversificati, con vogatori, bici da spinning, tappeti da walking, corde, aste, pesi da sollevare e da lanciare, ostacoli da superare o da evitare, che richiedono il massimo lavoro fisico e mentale. Ma non solo: si praticano esercizi attinti da diversi sport e tecniche di fitness, rielaborati attraverso una logica di utilità economica, per cui si sfrutta solo ciò che potenzia e scolpisce il nostro fisico, oppure ciò che risulta più stimolante e divertente. Si tratta, dunque di una disciplina di fitness “funzionale”, in cui ogni movimento viene studiato appositamente, per dare il massimo rendimento in termini di tonificazione, dispendio energetico e miglioramento dell’agilità. Il FitRow è molto simile alla preparazione degli atleti di alta specializzazione che praticano canottaggio a livello olimpico o mondiale. Infatti si tratta di una parte di allenamento che eseguono presso la F.I.C. durante le estenuanti sedute invernali, attraverso la quale è possibile raggiungere in breve tempo un’apprezzabile preparazione fisica ed apprendere tecniche di canottaggio. Quindi, in qualche modo sono riuscito a fare dell'arte del remo il mio lavoro, creando una disciplina coinvolgente dove lo sport agonistico diviene sinonimo di divertimento e sfatando vecchi stereotipi e leggende metropolitane che circondano gli ambienti dei circoli canottieri, mete di blasonati signori di mezza età. Personal Trainer, allenatore federale CONI
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