Il fotografo Daniele si racconta

Il fotografo Daniele si racconta

Abbiamo intervistato il fotografo Daniele Luxardo che ci ha fornito degli spunti molto interessanti riguardo alla sua attività.

1. Raccontaci di te e della tua attività: come hai cominciato e quali sono i servizi che offri oggi?

Per quanto riguarda le opportunità iniziali, dopo aver deciso di intraprendere questa attività, ovviamente la mia famiglia è stata determinante. Non a tutti i fotografi o aspiranti tali è data la possibilità di trovarsi in casa attrezzature tecniche e materiali a disposizione, sale di posa dove rubare con gli occhi il mestiere dei padri o camere oscure dove poter giocare a creare dalla luce, quella “strana luce “ proveniente dall’ingranditore, immagini ed emozioni fondamentali per fa crescere la passione per l’arte fotografica,  e spingerti a livello professionale .

E’ ovvio che la fortuna di avere a portata di mano e di occhio tutto ciò, può facilitare sia l’apprendimento che la possibilità di poter sviluppare una propria teoria sul mezzo fotografico, come espressione artistica o come possibilità di guadagno, proseguendo su una linea tracciata da illustri professionisti all’interno della famiglia. Ma il fare attenzione al rischio di appiattirsi su modelli preesistenti e ricalcare semplicemente lo stile familiare è sempre stato avvertito da me  come un rischio da evitare. Per questo mi sono confrontato con situazioni diverse da quelle seguite per decenni dai miei illustri parenti fotografi, esplorando ad esempio per anni il reportage giornalistico che per mio padre  o mio zio erano del tutto sconosciuti.

Ho lavorato nei primi anni per  i quotidiani romani più popolari occupandomi  del  settore spettacolo e  per le prime emittenti televisive private. Poi, seguendo la mia vera passione,  sono passato alle riviste specializzate in viaggi ( Gente Viaggi) e  dedicandomi al reportage di  foto naturalistiche collaborando con “ Airone” e “Aqua” due riviste molto particolari nello spirito giornalistico e la qualità dei servizi. Poi la crisi dell’Editoria mi ha fatto dirottare su forme di lavoro più stabili ed ho cominciato  a collaborare con i maggiori enti istituzionali (Camera del Deputati, Senato della Repubblica e), documentando gli incontri ufficiali e costruendo le basi per l’Archivio Storico di queste due istituzioni.

Oggi  i servizi che offro, spaziano dai ritratti di studio (autentica specialità della casa), book fotografici, servizi esterni , foto convegni e cerimonie in genere, inclusi ovviamente i matrimoni.

2. La tua attività ha una lunghissima storia. Ci parleresti dei cambiamenti che hai notato negli anni dal punto di vista artistico, di tecnica fotografica e dal punto di vista del mercato?

Dal punto di vista artistico, la mia attività, che dura da quasi trent’anni, ha attraversato tutte le fasi di cambiamento  di tecniche e di modalità di approccio, gestione del lavoro ed elaborazione grafica delle immagini degli ultimi anni.  Infatti, dato che oggi scattare una fotografia è diventato quasi un gesto  automatico, come un movimento  riflesso, a seguito di un impulso a comunicare ( vedi Facebook, etc.)  o ad autorappresentarsi (vedi selfie, immagini di dei vari profili etc.)  e non sembra più essere, salvo casi di effettiva passione fotografica,  un mezzo per riprodurre la realtà esterna od un strumento per esprimere una propria visione artistica, l’approccio al mezzo fotografico è molto più confidenziale ed emotivo. Scattare fotografie è più un veicolo di compartecipazione di emozioni tra gruppi, che non un mezzo espressivo individuale. Probabilmente  questa ondata di immagini sarà tra un po’ di tempo sostituita da altre, e magari come sostiene qualcuno, tra pochi anni non scatteremo più fotografie ma realizzeremo solo video    per comunicare, tanto poi potremo utilizzare tutte le immagini fisse che vogliamo, scegliendole tra le migliaia di immagini che avremo a disposizione. Non so cosa realmente accadrà. Viviamo tutto con curiosità ma anche con la sensazione chiara dell’immagine effimera ed estremamente labile  che ci perviene dal universo fotografico circostante, e che  ovviamente contrasta con il pensiero di quelle immagini in bianco e nero, che scattavo, sviluppavo e stampavo personalmente,  classiche e rappresentative di uno stile e di un epoca in cui la foto” scolpiva” un soggetto e lo rappresentava in modo duraturo, come esempio di un periodo storico o frammento di  un attimo di vita.

Dal punto di vista tecnico moltissime cose sono cambiate. A partire dall’illuminazione, che all’inizio era il vero problema da risolvere, subito dopo la scelta della macchina fotografica. La luce non era mai abbastanza, visto le basse sensibilità delle pellicole a disposizione, e quindi in esterni, bisognava fare attenzione al  momento giusto in cui la luce desiderata (alba o tramonto per l’intensità cromatica e saturazione dei colori), ti consentiva il giusto equilibrio con un’immagine non statica, oppure in interni con il frequente uso del treppiedi per non rischiare il temutissimo "mosso" vero incubo dei professionisti  di allora. Alcune regole empiriche molto applicate dai professionisti  un po’ rudimentali di qualche anno fa, prevedevano l’impostazione manuale della macchina fotografica in modo da mettersi al sicuro dai rischi più temuti: foto mosse o sfocate. Per il resto ti arrangiavi dopo in laboratorio o camera oscura, momenti fondamentali per la successiva costruzione dell’immagine. Ogni bravo fotografo sapeva e doveva mettere mano al lavoro di sviluppo e stampa della foto scattata. Era una parte integrante del proprio lavoro anche perché si dava per scontato che nessun altro tecnico o stampatore avrebbe saputo interpretare il senso dell’immagine scattata o eseguire in maniera tecnicamente perfetta quell’inquadratura, così attentamente studiata.

Le macchine fotografiche erano scelte per le proprie caratteristiche che le diversificavano e valorizzavano in funzione dell’utilizzo al quale erano destinate: leggere, maneggevoli e solide per il reportage esterno, più pesanti ed ingombranti ma affidabili e tecnicamente complete, le macchine da studio. Le differenze erano evidenti, sia sulle dimensioni e nei vari formati di pellicola ad esse dedicate ma anche sui rispettivi prezzi . La scelta del mezzo da utilizzare, anche se non definitiva, era comunque fondamentale ed impegnativa. La macchina scelta e di conseguenza la linea dei prodotti accessori indispensabili come il corredo di obiettivi, filtri di correzione cromatica e di bilanciamento, porta filtri, anelli di prolunga e raccordi, erano parte di una decisione di linea di lavoro intrapreso oppure di una ben delineata attitudine ad interpretare uno specifico genere di impegno fotografico: foto ritratto, moda, still-life, reportage giornalistico o paesaggistico.

Tutti generi abbastanza ben delineati che caratterizzano  bene le particolari propensioni di ogni fotografo, e le conseguenti tecniche lavorative, fatte di preparazione specifica ma anche di creatività individuale.

Un bravo fotografo ritrattista non si buttava nella mischia del fotogiornalismo ed un esperto fotografo pubblicitario componeva le sue immagini con attenzione minuziosa e non amava escursioni esterne nel campo della moda seguendo sfilate o concorsi di bellezza. Oggi le macchine fotografiche un po’ si assomigliano tutte nell’aspra competizione di offrire tutto a tutti, con i manuali d’impiego che solo per leggerli bisogna mettersi in ferie un mese e poi quando fare le prove di scatto per ogni funzione offerta?  In fondo l’offerta sul mercato è così ampia che solo l’individuazione della marca e della tipologia  è già un problema. Figuriamoci il modello.

Preferisco le classiche Reflex oppure una comoda Mirrorless? Certo la compatta è molto più maneggevole, la porto in tasca e quando serve, via con uno scatto veloce, quasi senza inquadrare, tanto le ottiche ormai sono tutte buone e i sensori sono eccellenti anche nelle piccole dimensioni, basta pensare ai telefonini, 12 megapixel te li offrono tutti. Probabilmente  questa ondata di immagini sarà tra un po’ di tempo sostituita da altre immagini, magari come sostiene qualcuno, tra pochi anni non scatteremo più fotografie ma realizzeremo solo video, tanto poi potremo utilizzare tutte le immagini fisse che vogliamo, scegliendole tra le migliaia di immagini che avremo a disposizione. Non so cosa realmente accadrà. Viviamo tutto con curiosità ma anche con la sensazione chiara dell’immagine effimera ed estremamente labile  che ci perviene dal mondo fotografico circostante, e che  ovviamente contrasta con il pensiero di quelle immagini in bianco e nero, classiche e rappresentative di un epoca durata cento anni, in cui  la foto "scolpiva" un oggetto e lo rappresentava in modo duraturo, come testimone di un periodo storico o icona espressiva di un atteggiamento comune, che rappresentava il senso estetico di una società ed il suo stile di vita.

3. Tra i generi di cui ti occupi maggiormente c'è la fotografia di matrimonio. In che modo ti approcci a questo tipo di lavoro? Raccontaci una tua giornata tipo

Tra le mie attività attuali la foto sociale rappresenta un campo di lavoro dove mi piace confrontarmi con le ultime tendenze e,  specialmente  nei matrimoni,  con le giovani coppie in cerca sempre di nuove soluzioni che li possano  diversificare dal servizio fotografico fatto dall’amica del cuore oppure che li ponga al centro del mondo dei social per qualche giorno. Tra le ultime tendenze, prende sempre più corpo l’ipotesi  di creare una sorta di album on line, che possa essere condiviso con gli amici più cari, già dal giorno successivo o dalla sera stessa, in modo da partecipare in tempo reale ad un blog di pareri ed emozioni a caldo.  Sempre più importante quindi che lo foto siano immediate, spontanee, naturali e condivisibili nel brevissimo tempo.

Cosa deve fare il bravo fotografo di matrimoni in questa esplosione mediatica? Mantenere al massimo livello la sua capacità professionale per intercettare tutte le richieste innovative e trasformarle in un risultato tecnicamente valido anche se sempre più estemporaneo. Tutto questo significa attrezzarsi bene per un reportage veloce e significativo ma anche esteticamente curato ed elegante.  Cogliere l’emozione dell’attimo fuggente ed irripetibile ma renderlo anche personalizzato ed affascinante perché il fine del reportage di matrimonio è sempre quello di  far vivere agli sposi ed ai loro amici, attimi di vera gioia e compartecipazione emotiva. Per ottenere questo la disponibilità deve essere totale per accompagnare gli sposi fin dalla preparazione all’evento con foto intime nella casa di nascita, con i propri familiari ed amici più cari, testimoni di nozze e tutti coloro che collaborano con la propria attività a creare "l’effetto giusto" come truccatori, parrucchieri ed estetisti  e poi l’autista della macchina a noleggio e infine, l’arrivo in chiesa od in municipio della sposa, “magic moment” sognato ed immaginato ma anche previsto ed organizzato per avere il massimo impatto sullo sposo in attesa e su tutti gli invitati, curiosi ed eccitati dall’arrivo della “diva” anche se solo per un giorno. Le foto di questi attimi fondamentali, che devono accompagnare l’evento senza rallentarlo o spersonalizzarlo con falsi movimenti o pose impersonali, sono il vero banco di prova di un bravo fotografo di reportage matrimoniale. Il seguito, ovvero la cerimonia civile o religiosa, sarà composta di varie immagini, meglio se scattate da più operatori che possano immortalare i vari momenti con riprese da diversi angoli di inquadratura, per rendere dinamico e diversificato il successivo montaggio delle immagini sul “ fotolibro ” oppure sul classico album di nozze.

Il mio approccio personale a questo genere di servizio fotografico, apparentemente semplice e non gratificante, almeno così pare a sentire i pareri dei fotografi  impegnati nella moda o nelle foto pubblicitarie, è invece diverso. Almeno il mio scopo, aldilà della capacità professionale che ovviamente dovrà essere messa bene in campo, è quello di partecipare  profondamente ed emotivamente allo spirito vero dell’evento, cercando, fin dall’approccio iniziale al momento del primo colloquio con gli sposi, di assimilare le loro reali aspettative  e le loro autentiche aspirazioni, per ottenere quelle “vere” immagini che colgono la vera essenza del “loro” matrimonio. Per il resto, la tecnica deve essere al servizio dell’emozione e non viceversa.

Ringraziamo Daniele per aver risposto alle nostre domande. Per maggiori informazioni Studio Fotografico Luxardo.

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